Che cosa vuol dire sartoriale?
Quando Paolo, in una bellissima chiacchierata in un sabato qualsiasi a Dergano, un quartiere di Milano, mi ha fatto questa domanda, mi è venuto da sorridere.
Lui non sa niente di Taglia e cuci OFF: mi conosce come cliente, anzi, era la prima volta che ci incontravamo di persona dopo aver ricevuto, qualche anno fa, una bellissima sorpresa regalo, realizzata da lui. Chi mi conosce bene sapeva che ne avrei apprezzato il lavoro – e il modo di intendere il lavoro – enormemente. E così è stato: andare a conoscerlo dal vivo è stata un’interessante occasione di riflessione anche sul significato della parola “sartoriale”, che, da queste parti, applichiamo alla comunicazione con convinzione.
Paolo ha una Sartoria Sportiva su strada e lui, come si vede dietro i vetri anche solo passandoci davanti, è il sarto: anche quando entro lo trovo all’opera, seduto dietro la macchina da cucire.
Avendo ricevuto un capo che indosso spessissimo realizzato da lui, ho già avuto modo di testare la sua bravura ed essendo stato confezionato apposta per me, anche il lato più progettuale e sperimentale che offre la Sartoria.
Tuttavia avere l’occasione di parlare con il sarto è un altro, significativo pezzo dell’esperienza d’acquisto. E qui torniamo alla domanda: “Cosa vuol dire sartoriale?”
Nella declinazione della Sartoria Sportiva significa che al suo interno si possono trovare magliette, maglioncini e felpe, curati e ben realizzati, ma che, di fatto, entrando, ci si trova un mondo intero: quello dell’immaginazione e della conoscenza sportiva del sarto, completamente messe a disposizione del cliente. I prodotti fra cui scegliere diventano, appena metti piedi in Sartoria, infiniti e, allo stesso tempo, parlando con Paolo, le possibilità di scelta si restringono solo a quelle che fanno davvero per te.
Come succede?
Si parte da una passione smisurata del sarto per lo sport – con una leggera ossessione per il calcio -, si aggiunge un’estrema disponibilità all’ascolto del cliente, delle sue preferenze, del suo tifo, dei motivi e dei desideri che l’hanno portato lì. Ed è allora, quando si racconta al sarto la storia di cui siamo tifosi o si descrive l’entusiasmo per un determinato periodo storico e sportivo di qualcuno a cui vogliamo fare un regalo, che il sarto si illumina e – a volte consultando anche i libri che si trovano negli affascinanti bauli in Sartoria – che la storia da cui partire prende forma e il tessuto s’imbastisce.
Il tutto si concretizza in un capo d’abbigliamento curato in ogni dettaglio, dalla fase di progettazione a quella di realizzazione e consegna (in scatole e borse di tela ben scelte).
Senza le competenze tecniche di Paolo, in quanto sarto, i suoi prodotti non sarebbero così belli e apprezzati, tuttavia la declinazione dell’aggettivo sartoriale nel suo laboratorio riguarda l’intera esperienza. Anche quando mi ha raccontato della possibilità di regalare una carta con un buono d’acquisto, Paolo ha precisato subito che il buono ha un costo fisso, che si apre poi a tutti i desideri del cliente che la riceve.
Quindi, di fatto, comprando una carta regalo nella Sartoria Sportiva non si decide a monte il capo d’abbigliamento che il destinatario riceverà, ma gli si offre la possibilità di farselo cucire addosso su misura, a partire dall’incontro con il sarto.
“Che cosa vuol dire sartoriale, altrimenti?” mi dice Paolo sorridendo e io annuisco.
Quello che mi piace dell’aggettivo sartoriale è la cura e l’attenzione che contiene in sé il gesto di prendere le misure e realizzare qualcosa che davvero cada bene e valorizzi chi si ha di fronte.
Questo fa Paolo nella sua Sartoria Sportiva e questo cerchiamo di fare qui, con ogni progetto che bussa alla porta di Taglia e cuci OFF.
Concludo il post raccontando quale è il mio pezzo della Sartoria Sportiva: possiedo con orgoglio una maglia storica del Leicester, il piccolo club che ha vinto, in maniera del tutto inaspettata, la Premier League nella stagione 2015/2016. Il mio prezioso memo per ricordarmi sempre che niente è impossibile.